psichederma
(in quattro parti più coda)
parte I
disperato un presagiobimbo dalla coscienza ormai satura
appagavo l'io traboccante
cercando scampo nel possesso
lancinando muscoli lividi
ma questo ballo era per noi
e questo sogno tuo soltanto
le mani strette allacciate
serrate sul colle di ferraglia
cercando di fermare il tempo
e l'arrivo verso terra
disperato
un presagio
nella mente minimale
non più preda di me stesso
e ancora schiavo di ogni istinto
convivevo
nel tetro calore apparente
seguendo il battito del cuore
della città
l'ultimo sorso
scorse via lento
consolante
senza bisogno d'altro
chiuso in te
parte II
giostraimmerso sempre più in questa luce innaturale
lascia andare righe
come lacrime su un volto ferito
la giostra è ormai ferma
i cavalli di legno già fuggiti
inseguendo sogni di bambini
cresciuti da una madre maledetta
gioca il cucciolo di sangue incerto
con le stelle lontane
ma nasconde alla vista il suo malanno
con un cappello crespo
che galleggia come gabbiani alla prima luce
e ogni peccato è già una dannazione
espiando nel silenzio
com'è facile imparare a respirare
in quest'ultimo esercizio di stile
uccide il buio suo compagno
tace incolume ed è tutto già detto
e passa invano un'altra notte
senza un tetto per sperare di cambiare
insegnandoci a morire ad ogni passo
vuole ad ogni costo rimirarsi nel suo capolavoro
corre corre nella mente la sua mano d'artista
e capita di bagnare di sangue il suo rossetto
senza voler baciare né ferire
e se non racconta storie questa notte
non lagnate
vi ha lasciato già tutto ciò che possedeva
parte III
ritornovaligie poggiate,
lo sguardo scostante
su un cielo che soffre
donando colore ad un mondo che invecchia
valigie sospese
nel buio stanzino accogliente
che il tempo si lascia alle spalle
valigie rigonfie
di sogni già andati a bere,
per trovare ancora la voglia di sentirli propri,
la forza di narrarli, come storia lasciata a se stessa
e d'incanto, campi assolati,
creare una storia, una parte,
un amplesso di amori rubati,
la noia maldestra di noi fidanzati,
un bambino, solo voglia di giocare
e una finestra appoggiata sul mare,
una scena che prende più vita
al solo immaginarla propria,
nutrirla di ogni speranza
soffio, sollievo,
candore che morte ci porta
ma mai un testamento maturo
si compia in giovane età,
senza sentire questo dramma più angusto,
che vive in uno spazio immaginario
da stravolgere e succhiare via
parte IV
domanicosa sarà domani della mia rabbia e del mio pianto,
quando si poseranno il vigore e la memoria,
cosa sarà di noi, chiedeva,
e tremava quando le donò tutti i sogni e le paure
dormì una volta ancora sulle proprie lacrime,
la pregò di tornare a visitare i suoi sogni,
senso di torpore, aspettandola,
brividi come schegge di ghiaccio
scese un turbine dall'alto e lo rapì,
vide l'amore e la sua fine,
sentì distante il suono delle sue parole
ma era un rumore confuso nel dolore del sogno
amò l'istante,
cadde di nuovo in silenzio
e svanì
coda
onyrismGli abiti laceri, gli istinti riarsi
Recarono al limbo estatico
Profani d'ogni grazia
Fredde membra sostengono
Degna e misera investitura;
Adeguo il passo ed il respiro
Ansia e caldi palpiti,
Tremiti d'umori scomposti
Accolgono sguardi distratti
Gronda sangue ogni cella
In questa buia prigione;
Tamburi lontani ti annunciano,
Cancro d'umana memoria;
Benedizione è ogni tuo gesto.
terminato il 18 maggio 2001
|