via ronciglione n.16
Jenny pensava che finalmente lo avrebbe incontrato, si sentiva carica di emozioni e uno strano malessere dovuto alla solitudine la disturbava. Sono sola, si diceva … e nessuno sa che io sono qui. Erano le due del mattino ed in Via Ronciglione non circolava nemmeno uno spirito morto di pena e se c'era si nascondeva per non farsi vedere.
La notte era anticipata, di quelle che non ti aspetti e ti nascono addosso mentre pensi ad altro. Una notte di foglie morte, partecipi perché calpestate. Jenny aveva deciso di fare un controllo. Quando ti muovi così d'impulso non c'è tempo per ragionare ma sai che stai facendo la cosa giusta. L'appuntamento era per la sera dopo, non si erano dati una ora precisa per incontrarsi.
Jenny era cosciente dell'assurdità del loro rapporto, lo vedeva raffinato ed educato, addirittura sofisticato fino alla perversione, ma ne era presa, completamente affascinata che assurdamente si era convinta di amarlo nonostante lui avesse il dono dell'età e una malattia che gli faceva dimenticare le cose.
In alcuni dialoghi aveva dato prova di non essere del tutto equilibrato ..forse per la malattia, forse per l'abuso di alcol e di cocaina, il grande uomo scivolava spesso su parole volgari del tipo: "Cazzo duro, cazzo di marmo, ti sodomizzo, ho sodimizzato " ecc. ecc. e si ripeteva in modo ossessivo. Ma il modo che aveva lui di scrivere, le poesie che sceglieva, la sua arroganza, la dominavano, e una scintilla di paradiso come una punta di luce le scrivevano un romanzo d'amore nella testa ogni volta che comunicava con lui.
Via Ronciglione n.16 era l'indirizzo dell'appuntamento. Come ti vestirai, le aveva chiesto lui prima di chiudere ed aveva aggiunto.. metti guèpiere e calze bianche……
Nella bella testa rossa di fluenti chiome, sogni spennellati di sospiri rossi e petali di fiori carnosi e odorosi nascevano e crescevano umidi come
la terra dei boschi di castagno, terra fertile e ingenua, alcuni per essere colti nella serra, altri da regalare agli occhi di chi osservava passando
e raccoglieva. Così come la terra vergine lei era, il suo compito era attendere
e lei attendeva.
Si notava per via della figura slanciata, quel suo modo di fumare e l'andare di chi è giovane e sicuro perché non pensa a dove mette i piedi ma guarda
sempre avanti,sempre oltre e così perde distrattamente la propria gioventù superandola, pensando in modo veloce tanti pensieri insieme, diversi e
simili che in una vertiginosa danza volteggiavano tra i desideri ancora occulti e quelli già svelati. Dei desideri
avvertiva la presenza sulla pelle quando un'onda leggera sfiorava la peluria solleticando e l'onda come già al posto suo sapesse, seguitava decisa dappertutto.
Aveva parcheggiato la sua auto poco distante dal n.16 era lì ferma senza sapere bene cosa fare.
Decise di scendere ed avvicinarsi. La luna seguiva i suoi passi svelti schiarendo il luogo estraneo con i
primi freddi raggi dell'autunno che si trasformarono in breve in pallide lampade al neon in una realtà ravvisata e temuta perché già percepita in
sogno.
Si accorse subito che quel portone non veniva aperto da anni, non era nemmeno necessaria una attenta osservazione per rendersene conto.
Sulla soglia lo spessore della polvere mescolata agli aghi dei pini parlava di abbandono ed il tappetino di foglie secche accumulate dal vento riportavano
l'eco di tanti addii. Qualcuno molto tempo prima l'aveva chiusa un'ultima volta su un andirivieni
quotidiano e la porta sbarrando il passo ai vivi sembrava celare i segreti degli inquilini trapassati.
Il civico 16 inciso sopra l'arco di travertino che incorniciava il vecchio portone appariva come una data incompleta sopra un sepolcro dimenticato.
In quel luogo Jenny cercava qualcosa che la riportasse a lui e al suo passaggio nel mondo e in quella città, nel deserto di una via notturna e silenziosa
trovò invece se stessa impaurita e pensò alla notte come all'unica amica che schiarisce la presenza a noi stessi e presenta spolverati d'argento
i limiti umani.
Quella strana atmosfera surreale tra i battiti accelerati del suo cuore disperse in un attimo le sue energie e sentì che gli mancava il respiro
mentre scivolava sopra una umida foglia morta, così cadde in terra assumendo una posa plastica che il chiaroscuro sanguigno dei colori della notte settembrina
resero drammatica, l'autunno le sue foglie e la luna si intristirono guardando il quadro che la notte
aveva dipinto.
Una volta lui le chiese se avesse mai fatto sesso estremo, Jenny non ne sapeva nulla ma la semplice parola sesso aveva il potere di farla avvampare
e una timidezza aggressiva accasciò la sua anima mentre cercando di rimanere disinvolta almeno nelle parole, disse con apparente candida calma: " sarai
tu il mio maestro amore, voglio te per imparare tutto quello che c'è da imparare", lui le rispose
che l'adorava e che al più presto l'avrebbe fatta sua, aggiunse che insieme
avrebbero fatto il percorso al contrario, si sarebbero poi incontrati di nuovo in fondo al giro e sarebbero tornati insieme nel ventre della madre
terra per rimanere uniti per sempre; poi disse che ci voleva un billecard salmon, giallo paglierino con note dorate, perlage finissimo, sentori di
pera, mela golden matura, cedro, mandarino, fetta biscottata, biancospino
e miele millefiori prima di iniziare l'amore, forse anche dopo, o prima o dopo, meglio
prima.
Jenny aveva percepito il pericolo delle disillusioni, il luogo sinistro
dell'incontro che aveva tanto desiderato la faceva pensare ad un lugubre
inganno. I pensieri le venivano risucchiati in un mare di dubbi. Avrebbe voluto
fermarli e allinearli in un ordine logico oppure alfabetico, forse sarebbe stato
meglio fare degli insiemi? .. Insomma si domandava se esisteva una modo per
calmarsi, per calmare tutto e sciogliere i nodi che non le permettevano di
capire se quell'uomo che credeva di amare mentiva e se mentiva, il perché,
oppure se davvero lei lo amava, e se lo amava perché lo amava. Si diceva che la
vita a volte sembra difficilissima e oscura.
Desiderò ardentemente che qualcuno l'abbracciasse ed era tanto il bisogno della
consolazione che ne sentì forte l'abbandono. Avrebbe voluto essere in un altro
luogo di un altro tempo e in un quadro diverso dipinto da altre mani, avrebbe
voluto essere lei il pennello e il colore, il luogo e il tempo. Avrebbe voluto
fondersi nella nebbia ed essere trasportata in cielo e poi di nuovo in terra, ma
in una terra più lontana possibile, dove in quel momento fosse estate in un'ora
della sera del giorno precedente? Se fosse stato possibile, avrebbe abbracciato
la prima anima che avesse incontrato e le avrebbe raccontato di lei e del
proprio sconforto.
I suoi pensieri, allontanandola dalla realtà, la caricarono di energia nuova e
pura, si sentì subito meglio, come se calde braccia l'avessero realmente
abbracciata e una anima buona l'avesse ascoltata. In quel momento tra i vapori
della nebbia le apparve la figura della sua amatissima nonna. Aveva un
bellissimo vestito nero lungo e vaporoso, intorno al collo una antica collana
di perle. Con la mano sinistra si passava le perle tra le dita come fosse un
rosario, la destra tendeva verso Jenny nell'atto di farle una carezza. (Jenny
pensò che la nonna era serena e che la sua anima veniva dal luogo dove gli
spiriti buoni incontrano pace.)
La nonna con la sua voce gentile le disse di tornare a casa e di pregare per le
anime in pena nella continua ricerca dell'amore. "Abbi compassione per loro", le
disse, e continuò "non c'è niente di peggiore di vivere la vita intera senza
avere incontrato almeno una volta l'amore puro". Si tolse dal collo la collana
di perle e aggiunse "Fa che la tua vita sia come una collana di preziose perle";
scomparve in un momento lasciando la collana nelle mani di Jenny. "Che figata!"
pensò Jenny guardando meravigliata la collana e avvertendo la grande
responsabilità di avere la vita nelle sue mani.
Lasciò quella strada d'autunno pregando ad alta voce mentre i misteri e gli
spiriti pregavano con lei, strano a dirsi ma proprio nel momento in cui di più
voleva allontanarsene si rese conto che i misteri e gli spiriti facevano parte
di lei. Pensando all'amore puro, mentre pregava, le tornò in mente la
filastrocca che spesso da piccola la nonna le recitava:
Collana di perle tra le dita
Sono io che faccio bella la mia vita
Giro giro tondo
fai una perla del tuo mondo
centocinquanta
una perla il mondo incanta
Una perla nell'amore
Una perla nel dolore
Se il bambino fa i capricci
Una perla tra i suoi ricci
Mondo tondo giro giro
Una perla in fondo al giro?
La nonna aveva parlato come un oracolo sibillino, secondo Jenny la sua anima era
rimasta legata a ideali troppo romantici nonostante il fatto che in vita avesse
provato la guerra e tutto quello che ne consegue? Lutti, fame e disperazione.
Una perla per la guerra era per Jenny proprio inconcepibile, ma forse in questo
caso la nonna avrebbe messo una perla nella speranza che la pace tornasse al più
presto. Jenny ebbe la sensazione che i suoi problemi si fossero semplicemente
spostati su di un piano diverso e preferì concentrarsi nella preghiera.
Preghiera
Dio, se mi ascolti voglio chiederTi il perché della Tua assenza, dove sei ora
e dov'è la Tua collera. Tu solo hai il potere e il dovere di assolvere e punire.
Qui sulla Tua terra ogni giorno ci sono nuovi massacri e la gente si sbrana per
la fame per la sete e per la terra. L'odio dilaga. Dio dov'è l'amore? Dov'è il
perdono e la giustizia? Signore aiutaci! Amen.
Jenny pensava che la nonna non avrebbe approvato questa preghiera, ma d'altro
canto si diceva che molte anime sarebbero morte senza avere conosciuto l'amore
puro e se non ci pensava Lui per primo a dare un aiutino il rischio diventava
ogni giorno più grande e ci sarebbero state ogni giorno più spiriti in pena. Un
universo di spiriti in pena.
patry
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