III parte (prosegue dalla II parte)
"Adesso andiamo." disse Alessandro.
Giuliano si alzò prontamente dalla poltrona e disse "Dove?"
"Lo vedrai" rispose Alessandro "Ma ti dovrò bendare."
"Bendare? Guarda che a me non piacciono quei giochi..."
"Ma che hai capito... fidati di me!"
"Mi chiedi tanto."
"Ok, allora fallo e basta."
Giuliano si lasciò bendare con malcelato sospetto.
Alessandro lo condusse alla macchina, mise in moto e partì.
Dopo circa dieci minuti, parcheggiò e fece scendere l'amico ancora bendato.
"Siamo arrivati" gli disse.
E gli tolse la benda.
Giuliano stentava a credere ai suoi occhi. Era il Formika Stadium. Ma era
diverso! La pozzolana era ora una vivida erbetta. Il manto era perfetto, aveva
quasi paura a camminarci sopra. Alessandro lo guardava divertito.
"Guarda!" disse Giuliano trasognato "Ci sono le panchine... i riflettori per le
notturne... gli spalti... le porte... gli spogliatoi..."
Alessandro seguiva il delirante discorso di Giuliano che era appena entrato in
campo, con un misto di soddisfazione e, quasi, se non fosse stato un sentimento
avulso dal suo animo profondamente antisportivo, tenerezza.
"Tieni," disse a Giuliano che aveva notato qualcuno vicino alla porta,
dall'altro lato del campo. "Prendi questa" e gli diede una borsa.
Giuliano la guardò stupito. Era una borsa sportiva bordaeux, con scritto in
grande, in bianco "FORMIKA TEAM FOOTBALL CLUB 2002". Dall'altro lato, c'era il
link al sito, alla Formika Page, con tanto di caricatura di Giuliano col
classico Thumb Up, il pollice in alto, a dire "E' OK!". Giuliano quasi si
commosse.
Aprì la borsa, che conteneva la nuova maglia ufficiale del Formika Team, bianca
e granata, col nome e il suo numero, il 79. Conteneva anche un paio di scarpini
nuovi fiammanti.
Alessandro gli tese un portachiavi. Giuliano lo guardò stupito.
"Vatte a cambià.. gli spogliatoi sò a destra. Daje Giulià."
Ma Giuliano non era più Giuliano... era il Formika, era in numero 79, era il
capitano del Formika Team e in quel momento aveva un solo desiderio, prendere a
calci un pallone, su quel bel prato verde, con quelle porte dai pali luccicanti
dove intravedeva alcuni suoi compagni già allenarsi.