Cometa
Pensieri alla fermata
24 ottobre 2001
L’intero pomeriggio a studiare matematica a casa di Claudia le pesava sulle
tempie come e mesi nella nuova scuola le pesavano sul cuore. Professori nuovi,
regole nuove, infinite facce sconosciute.
Aveva bisogno di aria.
Scese dal 308 con grazia innaturale, con la sicurezza di un crociato calcò la
terra straniera del marciapiede per poi risolversi sedendosi sul gradino.
Respirò. E guardandosi intorno si stupì nel constatare quanto fosse semplice
trovare un luogo per riflettere: il rumore continuo e costante delle auto veloci
sull’asfalto valeva come il più profondo dei silenzi e la luce dei fari che
illuminavano ritmicamente il suo volto mettevano a nudo anche la sua anima.
In fondo non era una vincente. O almeno non nel modo in cui tutti dicevano che
lei fosse. Non otteneva mai quello che voleva, nemmeno quello che bramava più
ardentemente, ma la sua vittoria era nell’anima.
E trionfava perché lei “viveva” veramente: era lei che aveva sfruttato ogni
singolo istante delle sue interminabili giornate per potenziare le proprie
emozioni ed era lei stessa che continuava ad arricchirsi di idee e pensieri
sempre nuovi.
Questo Marco lo aveva capito subito oppure lo aveva sempre saputo. Proprio per
questo motivo aveva preferito rifugiarsi altrove: quel rivolo di pensieri
innocenti sarebbe diventato presto un minaccioso fiume in piena.
L’immagine sfocata del 337 comparve in lontananza carica di malinconia e tacita
consuetudine quindi Gloria si alzò sorridendo. Dovette riconoscere che viveva di
quei momenti: quando il mormorio della nomentana e le luci sterili delle auto le
aprivano i portali della libera riflessione.
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