Ieri si è svolta una bella iniziativa del Movimento per l’Emancipazione della Poesia (MeP) in una scuola di Grottaferrata. Come “amico” del movimento, ho partecipato a queste due ore di poesia con una classe terza media.
L’esperienza è stata talmente positiva per tutti che vale la pena lasciare qui una testimonianza! Non abbiamo realmente pianificato una scaletta, vi trovate tra le mani il resoconto di un’improvvisazione.
La prima ora: leggiamo
Nella prima mezzora, partendo dal dato personale di uno di noi, ci siamo interrogati su cosa sia la poesia e come sia fatta (a cosa serve la rima? è necessaria? la metrica e il ritmo, la lunghezza, i temi, etc.), da cosa nasca il desiderio di scrivere. Abbiamo scritto sulla lavagna le varie definizioni di poesia proposte. Ci siamo chiesti quali poesie abbiamo studiato, cosa ne ricordiamo, cosa ci abbiamo trovato di bello o di brutto; abbiamo discusso del rapporto tra poesia, musica, rap e le altre arti.
Abbiamo poi speso due parole sul MeP, sulla poesia “di oggi” e “di noi” contrapposta a quella dei grandi nomi del passato, che si trova sui libri di scuola.
Nella seconda mezzora abbiamo distribuito casualmente una poesia su ogni banco e abbiamo invitato tutti a leggere e cercare di capire cosa gli/le era capitato. A turno abbiamo invitato chi se lo sentiva a leggere la poesia ad alta voce e l’abbiamo commentata insieme.
Piccola parentesi: c’è stata una minima selezione del materiale, in modo da evitare argomenti più complessi per le età coinvolte (sesso, violenza, etc.), per questioni di opportunità (il tempo è poco e non sarebbe facile trattarli con la giusta attenzione) più che di censura.
Cercando di scivolare gradualmente dalla lettura alla scrittura, abbiamo chiesto a chi aveva letto la poesia, se ne aveva voglia, di “continuarla”, aggiungendo alcuni versi (se l’originale era particolarmente corta), oppure di prendere ispirazione per un nuovo componimento. L’idea ha funzionato bene con chi si sentiva in sintonia con quanto letto; agli altri abbiamo proposto di “modificare” la poesia assegnata – cancellando le parole o le frasi che non avevano gradito, oppure inserendo “correzioni” creandone una nuova versione – e partire da questa base aggiungendo un proprio contributo.
La seconda ora: scriviamo
Dopo la campanella, abbiamo passato tutta la seconda ora cercando i modi più disparati per stimolare tutti i ragazzi a scrivere nel modo più congeniale alla propria personalità; ho raccolto qui qualche esempio.
Ai ragazzi che parlavano di calcio abbiamo suggerito di descrivere un’emozione personale legata allo sport, ne è uscita una bella fotografia emozionale di un calcio di rigore.
Dopo aver letto (casualmente) Golden hour, abbiamo suggerito a chi non aveva idee una metafora naturale (qual è l’elemento che più ti assomiglia? Il mare, le nuvole, il vento, la luna?), ne è uscita una poesia sul sole.
Abbiamo distribuito fogli con liste di parole (estrapolate sempre da poesie del MeP), che chiunque poteva usare come ispirazione, o ritagliare (per fare “parole magnetiche” o cose simili) per creare un patchwork.
Un ragazzo aveva scritto un piccolo testo “impersonale” sulla figura del Dissennatore; nel leggerlo agli altri gli abbiamo chiesto di non citare il titolo, la poesia è diventata così una sorta di indovinello in cui ognuno vedeva un diverso personaggio. Ci è stato utile per sottolineare la differenza tra le intenzioni dell’autore e la percezione del lettore.
Sempre allo stesso ragazzo abbiamo chiesto di provare a scrivere un secondo pezzo, più personale; ne è uscita una poesia sulla “erre moscia” che lui descrive come un difetto. Anche qui abbiamo colto l’occasione per capire insieme cosa siano i difetti e cosa siano, più semplicemente, le particolarità di ognuno di noi. La stessa poesia è poi evoluta, in modo spontaneo, in una piccola riflessione sulla lingua e la comunicazione.
Una ragazza (pensando si sbrigarsela facilmente) è partita da una citazione di Shakespeare trovata sul web (aveva il pc sul banco); l’abbiamo invitata a proseguire “a mano libera” e ha riempito una pagina intera. In generale ci siamo resi conto che l’imbarazzo della pagina vuota si può superare facilmente partendo da uno stimolo qualsiasi, ha funzionato bene con tutti.
Un ragazzo ha descritto un suo sogno ricorrente, si è scusato perché “per me è più un racconto che una poesia, spero che va bene lo stesso”. Quello che ci ha più stupito è stata la semplicità con cui è riuscito a mettere su carta una questione che gli sta molto a cuore. Qui come in altri casi tra le parole si leggevano necessità e richieste di ascolto che è stato bello e importante fare emergere; probabilmente non è niente di nuovo per chi ha un rapporto quotidiano con studenti di questa età, per me quest’intensità è stata una sorpresa.
Una ragazza ha scritto una cosa bellissima e molto personale; l’insegnante ci ha poi detto che era solita scrivere lunghi testi e da un po’ aveva smesso … pare che la nostra incursione a scuola l’abbia sbloccata.
Con l’aiuto degli insegnanti di sostegno abbiamo coinvolto i ragazzi e le ragazze con bisogni speciali.
La seconda campanella
All’unico ragazzo che si rifiutava categoricamente (e platealmente) di scrivere in quanto “non poeta” abbiamo proposto l’azione più grande: scoprire – lettera per lettera – un grande atto e, se in sintonia col testo, appenderlo al muro dell’aula magna della scuola. Il grande atto era “Non sarò mai poeta ma tu sarai sempre poesia”. Il connubio tra una frase che indubbiamente gli è piaciuta e la fisicità del grande atto lo hanno convinto al punto che, quando è suonata la seconda campanella, è rimasto con noi ad appendere lettere al muro mentre i compagni correvano a mensa!
MeP e poesia: ritorno a casa
Ora che mi sono così dilungato, vedo che sicuramente ho dimenticato qualcosa. D’altra parte abbiamo passato la seconda ora separati, girando banco per banco, per cui avremo storie diverse da raccontare; ma spero di avere trasmesso un po’ il clima speciale che si è creato.
Sia l’insegnante che i ragazzi ci hanno chiesto di tornare (in altre classi ma anche in quella) per una nuova giornata di MeP e poesia, uno dei bimbi ha detto di nascosto alla prof che è stata la lezione più bella dell’anno, pare insomma che ci saranno altre puntate da raccontare.