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Testi FRANCESCO GUCCINI - SIGNORA BOVARY (1987)FRANCESCO GUCCINI - SIGNORA BOVARY (1987) SONGLIST: Scirocco Signora Bovary Van Loon Culodritto Keaton Le pioggie D'Aprile Canzone di notte N 3 SCIROCCO - SIGNORA BOVARY Ricordi le strade erano piene di quel lucido scirocco che trasforma la realt� abusata e la rende irreale, sembravano alzarsi le torri in un largo gesto barocco e in via dei Giudei volavan velieri come in un porto canale. Tu dietro al vetro di un bar impersonale, seduto a un tavolo da poeta francese, con la tua solita faccia aperta ai dubbi e un po' di rosso routine dentro al bicchiere: pensai di entrare per stare assieme a bere e a chiaccherare di nubi... Ma lei arriv� affrettata danzando nella rosa di un abito di percalle che le fasciava i fianchi e cominci� a parlare ed ordin� qualcosa, mentre nel cielo rinnovato correvano le nubi a branchi e le lacrime si aggiunsero al latte di quel t� e le mani disegnavano sogni e certezze, ma io sapevo come ti sentivi schiacciato fra lei e quell' altra che non sapevi lasciare, tra i tuoi due figli e l' una e l' altra morale come sembravi inchiodato... Lei si alz� con un gesto finale, poi and� via senza voltarsi indietro mentre quel vento la riempiva di ricordi impossibili, di confusione e immagini. Lui rest� come chi non sa proprio cosa fare cercando ancora chiss� quale soluzione, ma � meglio poi un giorno solo da ricordare che ricadere in una nuova realt� sempre identica... Ora non so davvero dove lei sia finita, se ha partorito un figlio o come inventa le sere, lui abita da solo e divide la vita tra il lavoro, versi inutili e la routine d' un bicchiere: soffiasse davvero quel vento di scirocco e arrivasse ogni giorno per spingerci a guardare dietro alla faccia abusata delle cose, nei labirinti oscuri della case, dietro allo specchio segreto d' ogni viso, dentro di noi... SIGNORE BOVARY Ma che cosa c'� in fondo a quest' oggi di mezza festa e di quasi male, di coppie che passano sfilacciate come garze stese contro il secco cielo autunnale, di gente che si frantuma in un fiato senza soffrire, senza capire e i tuoi pensieri sono solo uno iato tra addormentarsi e morire... Ma che cosa c'� in fondo a questa notte, quando l' ora del lupo guaisce e il nuovo giorno non arriva mai, mai e il buio � un fischio lontano che non finisce di minuti lunghi come il sudore, di ore che tagliano come falci e i tuoi pensieri solo un cane in chiesa che tutti prendono a calci... Ma cosa c'�, cosa c'�... atrii a piastrelle di stazioni secondarie, strade pi� strade di avventure solitarie, clown nella notte, valigie vuote, piene di trucchi per tragedie immaginarie... ...telecomandi per i quotidiani inferni, battute argute di architetti postmoderni, amanti andate, piaceri a rate, pallottolieri per contare estati e inverni... Ma che cosa c'� proprio in fondo in fondo, quando bene o male faremo due conti, e i giorni goccioleranno come i rubinetti nel buio e diremo "...un momento, aspetti..." per non essere mai pronti, signora Bovary, coraggio, pure tra gli assassini e gli avventurieri, in fondo a quest' oggi c'� ancora la notte, in fondo alla notte c'� ancora, c'� ancora.... VAN LOON Von Loon, uomo destinato direi da sempre ad un lavoro pi� forte che le sue spalle o la sua intelligenza non volevano sopportare sembr� quasi baciato da una buona sorte quando dovette andare; sembra per� che non sia mai entrato nella storia, ma sono cose che si sanno sempre dopo, d' altra parte nessuno ha mai chiesto di scegliere neanche all' aquila o al topo; poi un certo giorno timbra tutto un avvenire od una guerra spacca come una sassata, ma ho visto a volte che anche un topo sa ruggire ed anche un' aquila precipitata... Quanti anni, giorno per giorno, dobbiamo vivere con uno per capire cosa gli nasca in testa o cosa voglia o chi �, turisti del vuoto, esploratori di nessuno che non sia io o me; Von Loon viveva e io lo credevo morto o, peggio, inutile, solo per la distanza fra i suoi miti diversi e la mia giovinezza e superbia d' allora, la mia ignoranza: che ne sapevo quanto avesse navigato con il coraggio di un Caboto fra le schiume di ogni suo giorno e che uno squalo � diventato, giorno per giorno, pesce di fiume... Von Loon, Von Loon, che cosa porti dentro, quando tace la mente e la stagione si d� pace? Insegui un' ombra o quella stessa pace l' hai in te? Vorrei sapere che cosa vedi quando guardi attorno, lontani panorami o questo giorno � gi� abbastanza, � come un nuovo dono per te? Von Loon, Von Loon, a cosa pensi in questo settembrino nebbieggiare alto che macchia l' Appennino, ora che hai tanto tempo per pensare, ma a chi? Vai, vecchio, vai, non temere, che avr� una sua ragione ognuno ed una giustificazione, anche se quale non sapremo mai, mai! Ora Von Loon si sta preparando piano al suo ultimo viaggio, i bagagli gi� pronti da tempo, come ogni uomo prudente, o meglio, il bagaglio, quello consueto, di un semplice o un saggio, cio� poco o niente e andr� davvero in un suo luogo o una sua storia con tutti i libri che la vita gli ha proibito, con vecchi amici di cui ha perso la memoria, con l'infinito, dove anche su quei monti nostri � sempre estate, ma se uno vuole quell' inverno senza affanni che scricchiolava in gelo sotto le chiodate scarpe di un tempo, dei suoi diciottanni, dei suoi diciottanni... CULODRITTO Ma come vorrei avere i tuoi occhi, spalancati sul mondo come carte assorbenti e le tue risate pulite e piene, quasi senza rimorsi o pentimenti, ma come vorrei avere da guardare ancora tutto come i libri da sfogliare e avere ancora tutto, o quasi tutto, da provare... Culodritto, che vai via sicura, trasformando dal vivo cromosomi corsari di longobardi, di celti e romani dell' antica pianura, di montanari, reginetta dei telecomandi, di gnosi assolute che asserisci e domandi, di sospetto e di fede nel mondo curioso dei grandi, anche se non avrai le mie risse terrose di campi, cortile e di strade e non saprai che sapore ha il sapore dell' uva rubato a un filare, presto ti accorgerai com'� facile farsi un' inutile software di scienza e vedrai che confuso problema � adoprare la propria esperienza... Culodritto, cosa vuoi che ti dica? Solo che costa sempre fatica e che il vivere � sempre quello, ma � storia antica, Culodritto... dammi ancora la mano, anche se quello stringerla � solo un pretesto per sentire quella tua fiducia totale che nessuno mi ha dato o mi ha mai chiesto; vola, vola tu, dov' io vorrei volare verso un mondo dove � ancora tutto da fare e dove � ancora tutto, o quasi tutto... vola, vola tu, dov' io vorrei volare verso un mondo dove � ancora tutto da fare e dove � ancora tutto, o quasi tutto, da sbagliare.. KEATON Lo chiamavamo Keaton quel pianista, naturalmente perch� non sorrideva mai, mentre noi ci ammazzavamo di risate a vederlo l�, come un parafulmine, dritto contro un cielo di guai; guai di tasca a violoncello, guai d' amore, guai da vita distratta e disperata che ricamavano dentro al suo stupore una tela affascinante, ma un po' troppo delicata... Keaton si present� come un jazzista, appassionato e puro, in stile Rete Tre, coi pregiudizi di chi si sente artista perch� non faceva soldi, lui, con le canzoni, come me, ma non mi accompagnava poi malvolentieri, eravamo due grandi acrobati della malinconia e poi, poi dobbiamo farne di mestieri noi che viviamo della nostra fantasia... Parlavamo poi molto in quelle sere, in qualche bar, dopo il concerto, insonni e morti, di politica, ciclismo, storie vere e di come i "Weather Report" erano forti e di come era importante fra la gente non essere solo musica e parole e di come era importante che la gente non fosse una massa di persone sole... Ah, Keaton, Keaton, che fine hai fatto, Keaton? Sei poi andato in malora, Keaton? Lo sai che ti sto venendo a cercare? Keaton, ah, Keaton, perch� stanotte, Keaton, proprio stanotte, Keaton, avrei bisogno di sentirti suonare... S' illuminava poi come di colpo lungo l' effimero consueto di una sera, s' illuminava di una gioia grande quando si avvicinava a una tastiera e preferiva quelle un poco usate, quelle in cui tutti mettono le mani, quelle ingiallite dal tempo, un po' scordate dall' ignoranza e dalla passione degli umani... E poi una volta abbiamo litigato per una donna prima sua e poi mia, lui coi suoi guai, io col mio quasi peccato, sconfitti entrambi dalla gran malinconia; ci siamo persi quasi senza una parola, ma tutti e due con pi� rabbia che rimpianto, come i bambini che si fan dispetti a scuola, come due vecchi che si sono amati tanto... Poi ho provato a rintracciarlo dappertutto, chiedendo a pi� d' un dirigente supponente, telefonando all'Arci-caccia, all'Arci-tutto, ma di Keaton sembra non sia rimasto niente. Se se ne parla � nel ricordo di un momento, qualcuno dice che l' ha visto, ma lontano, e tutti, tutti con un gran sorriso spento come per dire: "Era un ragazzo troppo strano". Ah, Keaton, Keaton, che fine hai fatto, Keaton? Se mi vedessi col mio trench stile Bogart, Keaton, sotto la pioggia che ti vengo a cercare... Keaton, ah, Keaton, perch� mi manca, Keaton, questa notte mi manca la tua voglia di star qui a suonare... E finalmente un chissacch� non mi delude, forse, per� non sa, probabilmente, � in una provincia lontana come una palude dai nostri discorsi di suonare fra la gente; una provincia come una sconfitta, meno che essere una minoranza dignitosa, e una palude � certo troppo fitta di voli di zanzara per suonarci qualche cosa.... Lo trovo e sembra che non sia pi� Keaton, anche se � contento di vedermi. "Sembrava facile toccarlo con un dito", dice, "ma il cielo ci ha voluto tutti fermi". E finalmente ride, ma ride tanto ed � ingrassato e giura troppo che non sta poi male, il jazz ormai se l' � dimenticato: ci son parole, tempi e ritmi anche dentro un ospedale... E nel lasciarmi all' inizio della sera: "E' come", dice, "alla fine del cinema muto, c'� il sonoro, non serve una tastiera..." Ci salutiamo nel silenzio pi� assoluto... Ed esco fuori con i miei giornali e non ho voglia di ridere per niente, ho un treno che mi aspetta alla stazione, mi d� fastidio anche il rumore della gente... Ah, Keaton, Keaton! Keaton, quello vero, l' ultima volta che l' hanno visto passeggiava lungo le strade e per il vento di Roma durante le pause di un film con Franchi e Ingrassia. Aveva in corpo mille litri di alcool, la faccia la solita, senza allegria; si ubriacava ogni giorno con la troupe borgatara alla faccia della cirrosi epatica, perch� lui ci teneva al suo pubblico, pi� che al suo fegato, e gli elettricisti sono gente simpatica; gli urlavano infatti "anvedi s'� forte 'sto Keaton!", bevendo il bianco misterioso dei colli di Roma o quello forte del sud che fa assaggiare l' infinito a tutta la gente di bocca buona... LE PIOGGIE D'APRILE Ma dove sono andate quelle piogge d' aprile che in mezz' ora lavavano un' anima o una strada e lucidavano in fretta un pensiero o un cortile bucando la terra dura e nuova come una spada? Ma dove quelle piogge in primavera quando dormivi supina, e se ti svegliavo ridevi, poi piano facevi ridere anche me con i tuoi giochi lievi? Ma dove quelle estati senza fine, senza sapere la parola nostalgia, solo colore verde di ramarri e bambine e in bocca lo schioccare secco di epifania? Ma dove quelle stagioni smisurate quando ogni giorno figurava gli anni a venire e dove a ogni autunno quando finiva l' estate trovavi la voglia precisa di ripartire? Che ci farai ora di questi giorni che canti, dei dubbi quasi doverosi che ti sono sorti dei momenti svuotati, ombre incalzanti di noi rimorti, che ci potrai fare di quelle energie finite, di tutte quelle frasi storiche da dopocena; consumato per sempre il tempo di sole e ferite, basta vivere appena, basta vivere appena... E ora viviamo in questa stagione di mezzo, spaccata e offesa da giorni agonizzanti e disperati, lungo i quali anche i migliori si danno un prezzo e ti si seccano attorno i vecchi amori sciagurati, dove senza pi� storia giriamo il mondo ricercando soltanto un momento sincero, col desiderio inconscio di arrivare pi� in fondo per essere pi� vero... Ma dove sono andate quelle piogge d' aprile? Io qui le aspetto come uno schiaffo improvviso, come un gesto, un urlo o un umore sottile fino ad esserne intriso, io chiedo che cadano ancora sul mio orizzonte angusto e avaro di queste voglie corsare, per darmi un'occasione ladra, un infinito o un ponte per ricominciare... CANZONE DI NOTTE N 3 Esistenza, che stai qui di contrabbando, come un ladro sempre pronta per fuggire, ogni et� chiude in s� i crismi dello sbando, sbaglio e intuire, coi suoi giochi di carambola e rimando, prendere e offrire, ma si muoia solo un po' di quando in quando, ma sia poco a poco che si va a morire... Ogni giorno � un altro giorno regalato, ogni notte � un buco nero da riempire, ma per quanto non l' ho mai visto colmato, cos� per dire, resta solo l' urlo solito gridato, tentare e agire, ma si pianga solo un po' perch� � un peccato e si rida poi sul come andr� a finire... Lo capisco se mi prendi per le mele, ma ci passo sopra, gioco e non mi arrendo, ogni giorno riapro i vetri e alzo le vele, se posso prendo, quando perdo non sto l� a mandar gi� fiele e non mi svendo e poi perdere ogni tanto ci ha il suo miele e se dicono che vinco stan mentendo perch� quelle poche volte che busso a bastoni, mi rispondono con spade o con denari, la ragione diamo e il vincere ai coglioni, oppure ai bari, resteremo sempre a un punto dai campioni (tredici � pari), ma si perda perch� siam tre volte buoni e si vinca solo in sogni straordinari... Ah, quei sogni, ah, quelle forze del destino che chi conta spingerebbe a rinnegare, ci hanno detto di non fare pi� casino, non disturbare: canteremo solo in modo clandestino, senza vociare, poi ghignando ce ne andremo pian pianino per sederci lungo il fiume ad aspettare... Quello che mi gira in testa questa notte son tornato, incerta amica, a riferire, noi immergenti, noi con fedi ed ossa rotte, lasciamo dire: ne abbiam visti geni e maghi uscire a frotte per scomparire... Noi, se si muore solo un po' chi se ne fotte, ma sia molto tardi che si va a dormire... <-- Elenco dei Testi e degli Artisti |